office not required

Full-Remote: Office Not Required (cit.)

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Antonio

Antonio

Design & Development

A molte delle persone che ci conoscono da più tempo non è sfuggito il camioncino dei traslochi sotto le nostre sedi di Cesena e Jesi. Ebbene sì, come anticipavamo qui, abbiamo chiuso le sedi.

E il Covid-19 non c’entra 🙂 Flowing è in crescita rispetto all’anno precedente e siamo in piena salute. Ci siamo semplicemente accorti che le sedi non solo non ci servivano più, ma stavano diventando un limite alla nostra evoluzione. Abbiamo quindi deciso di chiuderle entrambe e di lavorare esclusivamente full-remote. Rimarrà solo un punto di appoggio per i documenti legali fino a che non riusciremo a gestire anche quell’aspetto in maniera digitale.

I processi di trasformazione per noi sono sempre stati una costante, interpretando al nostro meglio il principio dell’agile manifesto

Rispondere al cambiamento più che seguire un piano

Non percepiamo la situazione attuale come un approdo definitivo, ma come un punto di passaggio per navigare verso orizzonti ancora nuovi e diversi. Clienti e collaboratori internazionali sono solo le prime cose che ci vengono in mente.

Sappiamo cosa ti stai chiedendo: Perché? Cui prodest?

In parte ve lo avevamo già anticipato ma cerchiamo di approfondirlo. Flowing nasce da ideato ed extrategy, due team con una fortissima cultura aziendale. Entrambe avevano sia una sede fisica, Cesena per ideato e Jesi per extrategy, sia collaboratori lontani dalle sedi che lavoravano da remoto.

Vivendo questa situazione ci siamo accorti sulla nostra pelle che non è ideale. I flussi di comunicazione che ci sono in ufficio sono molto diversi da quelli richiesti per coinvolgere adeguatamente le persone che lavorano da remoto. Risultato: molte informazioni importanti sono note solo a chi frequenta gli uffici, i collaboratori remoti rimangono esclusi e, di conseguenza, non riescono a portare valore efficacemente all’organizzazione, creando inoltre in loro una brutta sensazione di “esclusione”.

Secondo ma altrettanto importante aspetto è quello della genesi di una nuova cultura condivisa tra tutti i surfer. Il fatto che nell’ufficio di Jesi lavorassero gran parte degli ex dipendenti di extrategy, e nell’ufficio di Cesena buona parte degli ex dipendenti di ideato, ha creato un rallentamento nella formazione di una nuova cultura condivisa in Flowing. Questo perché a Cesena come a Jesi le regole non scritte, le dinamiche e le relazioni fra persone continuavano ad essere diverse tra loro e uguali “all’epoca pre-Flowing”.

Abbiamo quindi convenuto che le sedi fisiche rappresentavano più un problema che una risorsa e le abbiamo chiuse.

Quindi? Cosa tenere in considerazione?

Per affrontare questo cambiamento abbiamo cercato di calare nel contesto i principi del nostro metodo di lavoro. E, sfruttando le dinamiche di apprendimento collettivo, abbiamo promosso nel nostro book club la lettura di testi che parlassero di come altre aziende hanno affrontato questa transizione, come:

Queste letture ci hanno consentito di apprendere dalle esperienze altrui, per massimizzare i vantaggi e gestire i punti deboli di questa condizione.

Alcuni spunti raccolti sono stati delle piacevoli conferme per noi, altri hanno portato maggior chiarezza su aspetti che avevamo intuito ma non compreso a pieno. Di seguito riportiamo una selezione degli insight più importanti:

  1. Il punto di partenza per organizzazioni full-remote sono le persone giuste, ovvero quelle che vogliono e sanno lavorare in autonomia, facendo ovviamente uso di sane discussioni – quando serve – per fare la scelta più giusta. Se a qualcuno venisse il dubbio che una persona debba essere controllata, è già un bad smell del fatto che manca la fiducia, e quindi i presupposti per lavorare full-remote.
  2. Lavorare full-remote non è facile e nemmeno senza sacrifici. Serve un tempo di adattamento e tante energie. Gli ostacoli che si frappongono al risultato che vogliamo ottenere spesso sono preconcetti che bisogna essere in grado di mettere in discussione, nostri ma anche dei clienti. Farlo non è gratis. Serve molta energia, e a volte serve dire anche “no”.
  3. Si può avere una forte cultura anche in un’azienda full-remote. La cultura è come agiamo per creare valore, non le frasi scritte sui muri dell’ufficio. In ogni azione quotidiana c’è un principio implicito che sottintende (dovrebbe!) la cultura aziendale. Dare la possibilità di scegliere luogo e orario di lavoro, ad esempio, implica fiducia.
  4. Gli strumenti per la collaborazione remota hanno fatto passi da gigante negli ultimi cinque anni: oggi è possibile fare attività da remoto che solo qualche anno fa era impensabile anche solo ipotizzare. Slack, Miro, Zoom rendono il lavoro da remoto molto più facile, efficiente e anche divertente.
  5. Quando si approccia il lavoro da remoto bisogna farlo con coraggio: se un collaboratore si sentisse un “viaggiatore di seconda classe”, l’esperimento fallirebbe.
  6. Bisogna lavorare per creare un contesto dove le persone possano imparare a prendere decisioni sempre più impattanti in modo sicuro, fluido, senza incontrare colli di bottiglia.
  7. Il mondo dell’open source ha trovato, prima delle aziende, tante soluzioni giuste per la collaborazione da remoto da cui prendere spunto. Ad esempio: dare la possibilità alle persone di scegliere dove contribuire (a quale progetto, area aziendale, linguaggio di programmazione), rendere lo storico delle decisioni trasparenti e aperte (alla “GitHub”), incontrarsi periodicamente.
  8. Per le aziende di servizi, come la nostra, è importante creare i presupposti per una collaborazione continua da remoto sin dalle prime battute, chiarendo le aspettative su questo modo di lavorare.

Photo credits: Chris Montgomery on Unsplash