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Ho un ufficio ma non ho una scrivania

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Francesco

Francesco

Partner

In realtà di scrivanie in ufficio ce ne sono tante ma la filosofia aziendale non impone a nessuno di cambiare vita o programmi personali.
Piuttosto si preferisce favorire la crescita, migliorare le competenze di ognuno, allargare la propria rete di conoscenze e agevolare il remote working. Non è detto che il miglior collaboratore sia disposto a cambiare vita per te.

È da qui che nasce il nostro approccio: non ci preoccupa la distanza o il fuso orario e privilegiamo un metodo di lavoro tranquillo ed informale che tende ad una comunicazione più efficace e più diretta con i clienti, partner e collaboratori.

Abbiamo deciso di trasformarci in un coworking e allo stesso tempo abbiamo diversi collaboratori che lavorano da altre città: qualcuno è appena tornato dalla Spagna, qualcuno dalla Thailandia e altri stanno per spostarsi a Berlino.

Coworking non è stare ad una scrivania collegato a Skype 24 ore su 24, così come il remote working non significa barricarsi in casa e farla diventare un ufficio né tantomeno essere un pendolare. Stiamo parlando di qualcosa di più complesso.

Siamo una software house di oltre 40 persone, siamo in continua crescita e non sentiamo l’esigenza di lavorare tutti insieme nello stesso posto.

La vera necessità è lavorare bene e in maniera efficace

Lavorare tutti insieme ma in sedi diverse permette ai team di autogestirsi: non si lavora per raggiungere una quota ore settimanali ma per raggiungere obiettivi e risultati. Insieme.

Collaborare efficacemente è il passo principale da realizzare, ma questo step mette in evidenza il bisogno di trovare un metodo di lavoro condiviso.
Noi utilizziamo tre diversi modi di comunicare tra di noi e con i nostri partner, modi che non solo favoriscono la comunicazione ma aiutano i remote workers a non sentirsi isolati e a trovare sempre informazioni e soluzioni condivise con il resto del team.

Comunichiamo a tre velocità, ognuna delle quali ci aiuta a gestire le informazioni di cui abbiamo bisogno in modo diverso:

  • Realtime: ci confrontiamo di persona, via Skype o tramite Google Meet, utilizziamo il telefono e la chat aziendale creata su Slack. Attraverso questi strumenti ci aspettiamo una risposta immediata. Trovare i giusti strumenti che permettano a un team distribuito di risolvere il problema del realtime è necessario.
  • Asynchronous: la seconda velocità di comunicazione ha dei tempi di lavorazione più lenti e prevede un tempo di presa di coscienza del problema. La risposta non è immediata e quindi questa modalità viene utilizzata per segnalare una necessità non particolarmente urgente tramite mail, sms o Github.
  • Storage: “dove hai salvato le specifiche?” questo livello è dedicato allo scambio di informazioni relative ai file contenenti le informazioni necessarie per lavorare.

Abbiamo comunque una chat sempre attiva dove chiunque può esporre i propri dubbi e domande per ricevere risposte da qualsiasi altro membro del team.
Non è solo lavoro (a)sincrono ma è una vera e propria esperienza fatta di collaborazioni e crescita professionale e individuale, come ho raccontato nel mio talk al Codemotion “Remote working per un imprenditore, istruzioni all’uso“.